Canova e Thorvaldsen alle Gallerie d'Italia
Due campioni del Neoclassicismo si sfidano in un Olimpo di marmo fatto di bellezza, grazia e sentimentoA cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, Roma era una città brulicante di vita e vivacissima dal punto di vista artistico e culturale. Le recenti scoperte archeologiche unite al rinnovato interesse per l'antico, avevano consentito l'affermazione di un nuovo stile, il Neoclassicismo, che mirava a riportare ordine e rigore dopo gli eccessi dell'epoca barocca.
Nobile semplicità e quieta grandezza: a questi ideali doveva aspirare la nuova arte, che aveva nell'antichità greca e romana il suo modello di riferimento. Antonio Canova e il più giovane Bertel Thorvaldsen furono gli scultori che meglio di chiunque altro ai fecero ambasciatori di questo stile.
Canova, formatosi come tagliapietre nella nativa Possagno e compiuti gli studi artistici a Venezia e Roma, aveva l'ambizione di diventare un "antico moderno": osservava la statuaria del passato, approfondiva lo studio dei classici latini e greci che si faceva leggere dai suoi assistenti mentre lavorava, scolpiva alacremente per mettere a punto un sistema di lavoro estremamente funzionale e imitato dai suoi contemporanei.
La sua idea era quella di guardare all'antico per trarre ispirazione, o meglio ancora alla natura, ma scolpire poi con un gusto moderno: non era solo la grazia e l'eleganza ad essere rappresentata, ma anche la poesia del sentimento e delle emozioni che pervadono i personaggi.
Ed ecco allora che davanti ai nostri occhi si manifestano divinità fortemente umanizzate, riconosciamo la gioia e la spensieratezza della giovane ed inesperta Ebe, l'affetto e la complicità delle Grazie, l'amore e il coinvolgimento di Amore e Psiche, la seducente pudicizia della Venere. Per questa cura nella rappresentazione dei sentimenti, spesso Canova fu criticato dai suoi contemporanei (che pure lo amavano moltissimo, e ne decretarono uno straordinario successo ancora in vita!) e gli fu preferito il più giovane Thorvaldsen, più fedele alla rappresentazione dell'antico secondo i canoni classici.
Le opere del danese, che spesso scelse di misurarsi direttamente con Canova scegliendo di scolpire gli stessi soggetti, sono divinità intoccabili, imperturbabili e lontane dal mondo umano, dal quale possono solo essere contemplate nella loro perfezione assoluta.
La mostra alle Gallerie d'Italia pone per la prima volta in diretto confronto le sculture di Canova e Thorvaldsen, in un allestimento coinvolgente ed elegantissimo che ci porterà ad immergerci letteralmente in un Olimpo di marmo fatto di bellezza, grazia e sentimento.
Chi vincerà il confronto neoclassico? Non vi resta che seguirci al museo e ci direte la vostra...