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"Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli" - di Rachele Ferraio, ed. Mondadori - Le Scie, 2010Nelle settimane precedenti al Natale, sono state rese note le nomine dei nuovi direttori e direttrici di alcuni dei più grandi musei italiani. In uno di questi, la GNAM - Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, con la nomina di Cristina Mazzantini si è consolidata la tradizione di una guida al femminile, per una delle istituzioni più importanti della Città Eterna. Prima di Mazzantini, questo ruolo è stato abilmente e felicemente ricoperto da altre fondamentali direttrici tra cui, la più Nota di tutte, Palma Bucarelli che rivestì questo incarico dal 1942 al 1975.
La biografia ripercorre gli anni della formazione di Bucarelli, e la sua carriera nel difficile periodo della guerra quando si impegnò, come molti dei suoi pari ruolo in Italia, nella tutela del patrimonio museale, trasferendo opere e cercando, subito dopo la fine del conflitto, di rilanciare le proposte culturali del Paese. Era una donna molto bella, affascinante e ben posizionata nell’élite romana del tempo - elementi che spesso le venivano rinfacciati nel paragonarla all’altra grande direttrice dell’epoca, Fernanda Wittgens alla Pinacoteca di Brera - e fu speso accusata di aver sfruttato la sua avvenenza e amicizie altolocate per fare carriera. Palma Bucarelli comunque dimostrò di avere grande coraggio rifiutando decisamente di sottomettersi agli ordini di Mussolini e per questo perdendo il posto alla GNAM; non paga, aderì alla Resistenza contribuendo alla diffusione dei giornali stampati clandestinamente e continuando a lavorare per la tutela del “suo” museo anche quando ne fu ufficialmente allontanata.
Bucarelli fu grande sostenitrice dell’arte moderna e contemporanea italiana e internazionale: curerà mostre dedicate a Burri, porterà in Italia le opere di Pollock e Rothko, e per tutta la vita sarà circondata da intellettuali e giornalisti tra cui suo marito Paolo Monelli e Giulio Carlo Argan, fedele amico dai tempi dell’università e amore tardivo sul finire della vita.
Tanto amò la GNAM che, una volta pensionata, decise di occupare un appartamento limitrofo al museo, per non allontanarsene mai. Un museo che lei stessa aveva contribuito a creare e a definire come uno dei più importanti modelli di emancipazione femminile nel campo dell’arte.