5 cose da non perdere nel quartiere San Giuseppe a Monza
giovedì 18 febbraio 2021

5 cose da non perdere nel quartiere San Giuseppe a Monza

Il Quartiere San Giuseppe di Monza è una zona a carattere per lo più residenziale, di recente formazione. Tuttavia, passeggiando tra le sue vie, è possibile imbattersi in luoghi ed edifici molto particolari, delle epoche più disparate!

Vi è mai capitato di uscire di casa, percorrere le strade che siete abituati ad attraversare da sempre, e rendervi conto all'improvviso, magari proprio in una bella giornata di sole, che i palazzi e gli edifici che vi si affacciano nascondono una storia interessante?

A noi si! 

Ecco cosa abbiamo scoperto passeggiando nel quartiere San Giuseppe di Monza...




1. la Chiesa di San Giuseppe Artigiano (via Guerrazzi 30)

 

Il concorso del 1970 chiedeva a progettazione di una chiesa che non fosse solo un luogo religioso ma anche centro di aggregazione per il nuovo, giovane quartiere. L'architetto Justus Dahinden, vincitore del concorso, pensò a una struttura concentrata sul senso di "comunità", uno spazio circolare e avvolgente, irregolare ma accogliente. Salendo la scalinata ci si addentra nelle piazzette che compongono la struttura; sulla destra si accede alla chiesa, ampia ad aula unica e illuminata da grandi lucernari, in cui l'altare, posto al di sotto di un imponente cono di luce naturale, si configura come cuore religioso e centro della comunità stessa. Sulla sinistra e al piano inferiore invece si trovano gli spazi all'aperto e i locali dell'oratorio. La struttura esterna è realizzata in mattoni, tipico materiale dell'edilizia lombarda, mentre gli spazi interni (soprattutto in chiesa) presentano rivestimenti in legno e pietra; gli arredi della chiesa sono stati realizzati su misura dall'artigiano Egon Weinert.


2. l'ex Convento dei Cappuccini (via Marsala 44)

 

 

La struttura, che oggi ospita appartamenti privati, sorge sull'area dove un tempo insisteva l'antico convento dei Cappuccini, ricordato nelle vicinanze anche dalla titolazione di una via. Il convento era esterno alla cerchia di mura della città, e piuttosto esteso sul territorio. Ancora oggi si può riconoscere l'antica struttura della cappella, trasformata in abitazioni. 

Sulla muratura esterna è posta una targa che ricorda come il convento sia stato anche citato da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi: è qui infatti che nel capitolo IX arrivano Lucia e la madre Agnese, dopo la fuga dal loro paese di montagna. Sono attesa da un amico del loro padre confessore, fra' Cristoforo, che le condurrà in città per ricevere ospitalità nel più famoso convento femminile di Santa Margherita, sotto la protezione della Signora di Monza.


3. Casa Volpi (via Borgazzi 9)

 

Realizzato nella prima metà degli anni '20 del Novecento, il palazzo fu progettato dall'architetto Romolo Canesi, illustre firma della stagione Liberty monzese. In città il Liberty prese il nome di "Stile Margherita": le tipiche decorazioni floreali infatti erano pensate inizialmente come omaggio alla Regina d'Italia e spesso venivano riprodotti su vetrate o nelle cornici di cemento delle finestre, dei piccoli bouquet di margheritine. La struttura di via Borgazzi era a destinazione mista, commerciale e residenziale; le decorazioni si concentrano principalmente intorno alle finestre della fronte principale e nel soprastante fregio dipinto con putti. Lo stato di conservazione è buono, essendo stato l'edificio recentemente ristrutturato. 


4. Canale Villoresi (via Borgazzi 16)

 

Il secondo canale artificiale più lungo d'Italia (dopo il canale Emiliano Romagnolo) prende nome dal suo progettista, l'ingegner Eugenio Villoresi. I lavori di costruzione iniziarono nel 1882 e due anni più tardi fu inaugurata la prima tratta. Il canale ha origine dal Ticino, presso la diga di Pan Perduto (Somma Lombardo) e sfocia nell'Adda e nel Naviglio Martesana, presso Cassano d'Adda. Il corso del canale copre 86 km e irriga circa 85.000 ettari, esclusi i rami secondari e terziari derivati. Nella città di Monza il canale è oggi utilizzato soprattutto per la produzione di energia elettrica, ricavata dai salti, come questo in via Borgazzi, visibili lungo il percorso della pista ciclabile che conduce a Muggiò. In città, il canale dà il nome al Parco creato nel 2010, anche conosciuto come "Boscherona" (quartiere San Fruttuoso): esteso per 3,5 ettari, è la seconda area verde più grande dopo il Parco di Monza. 


5. Casa Perelli (via Borgazzi 20)

 

Ancora un progetto di Romolo Canesi, risalente al 1924. Questa volta la decorazione rispecchia più propriamente uno stile eclettico, caratterizzato dalla mescolanza di elementi derivati da più influenze. In particolare, le suggestioni LIberty si mescolano con echi orientaleggianti. La struttura è meno lineare rispetto ad altri edifici a causa dell'inserimento di abbaini e bay-window (un balconcino finestrato in notevole aggetto sulla superficie). La concentrazione di edifici molto eleganti in questa zona, affiancati spesso a case di ringhiera, non deve stupire: all'inizio del Novecento questa era un'area industriale (caratterizzata in particolare da cappellifici e tessiture) ed era abitudine costruire le abitazioni degli operai, così come quelle dei dirigenti, non troppo distanti dalle fabbriche.


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